LE MUTE CAMPANE
Breve storia di San Giovanni al Gatano di Pisa

Da molto tempo sul sagrato della chiesa di San Giovanni al Gatano di Pisa si trovano in fila tre belle campane di bronzo di diversa grandezza, come era uso costruirle per variare le note del rintocco.
Essendo sistemate per terra, quale ornamento e ricordo di tempi passati, è possibile osservarle da vicino e ammirare la qualità dell’opera e le scritte, i festoni e i bassorilievi a figura.

La prima campana ha inciso sopra il numero 108 e presenta da una parte una Madonna con il Bambino incoronati e due angeli laterali che reggono ciascuno una cornucopia colma di fiori e frutta, e all’opposto Cristo crocifisso sempre con due angeli che portano la croce.
La scritta dice: “In memoria dei caduti della parrocchia nell’incursione aerea del 31 agosto 1943”.
La seconda campana ha il numero 104.
Riporta da una parte un calice con il SS. Sacramento e due angeli con la cornucopia e di contro un medaglione con San Giovanni Evangelista e sempre due cornucopie ai lati.
La scritta recita: “In onore di S. Giovanni Evangelista”, che è il titolare della chiesa.
La terza ha il numero 105 e mostra in un campo una Madonna Assunta con due angeli che reggono un solo vaso e l’iscrizione “In onore di M. SS. Assunta in cielo”; dall’altro invece Gesù indica il suo Cuore mentre due cornucopie formano un elegante decoro in basso.
In tutte e tre le campane si legge: “Ablatum tempore belli A. D. MCMXL - MCMXLIV restitutum publico sumptu A. D. MCMLI” (rubato in tempo di guerra gli anni del Signore 1940-1944 , restituito con pubblica spesa l’anno del Signore 1951).
È ugualmente comune il ‘logo’ della fonderia “L(uigi) Magni e F(iglio)” di Lucca, fabbrica storica che è stata in attività dal 1822 al 1970.

Domina il sagrato dove sono le campane l’imponente chiesa di San Giovanni che ha la facciata su via conte Fazio nel quartiere a sud ovest della città detto di Porta a Mare.
Ne è interdetto l’accesso all’interno.
Sottolineano il divieto le porte chiuse e le transenne davanti.
La storia di questo tempio è particolare.
La presenza nella zona risale al medioevo e pare che “Gatano” prenda il nome dalla famiglia nobile Gaetani che ne tenne il patronato fino all’Ottocento.
Fu costruito poco fuori delle mura della città e della Porta detta “Maris”, cioè del mare, o “a Mare”, che poi appellò il rione.
Ne giustificò la sede anche un itinerario di rilievo diretto a San Piero a Grado e al distretto occidentale di Pisa.
In seguito, nel corso dei secoli, l’edificio sacro, poco stabile, fu rifatto: nel Cinquecento, nell’Ottocento, più arretrato rispetto all’argine dell’Arno, e per ultimo nel Novecento.
Il Repetti, che ne vide la versione rinascimentale, lo definì nel Dizionario umile con un piccolo campanile.

Nonostante ciò, ebbe nei dintorni viuzze e stradine ben tenute che partivano dall’Arno e attraversavano prati e campi coltivati con grandi case poderali.
Fu prossimo anche un monastero detto di San Bernardo dove dimorarono delle monache cistercensi, trasferite nel Quattrocento in città per maggior sicurezza e lì rimaste fino alle soppressioni di Napoleone.
San Giovanni mantenne a lungo lo status di parrocchia, o cappella, come si diceva comunemente, e ebbe giurisdizione su un territorio vasto ma poco popolato che andava oltre Porta a Mare.
Dai suoi stati di anime, cioè dagli elenchi parrocchiali degli abitanti, si trova che questi ascendevano, dal Quattrocento alla seconda metà del Settecento, a circa 150-200 individui.
Nei secoli successivi il numero aumentò velocemente.
In tempi vicini ai nostri infatti la chiesa si trovò, quasi eccezionalmente, al centro di un rione diventato frenetico a causa di notevoli e rapidi cambiamenti.
Nel 1889 la società francese Saint Gobain aveva costruito la fabbrica pisana di “Specchi e lastre di vetri” e qui, nel 1892, si era aperta la strada a una ferrovia che portava a Marina di Pisa, detta dai cittadini il Trammino e oggi smantellata.
Né si può dimenticare nel 1929 la costruzione della via conte Fazio, nuova strada a sud dell’argine dell’Arno.
San Giovanni in breve tempo divenne il centro di un quartiere di lavoratori che tuttavia conobbero anni di miseria e disperazione.
Lo testimoniò lo scrittore-poeta del posto Furio Bartorelli, ricordando proprio il suono delle campane: “Gli uomini e le donne del rione bestemmiavano orribilmente, ma tutti amavano le campane della chiesa.
Suonavano all’alba e al vespro e scandivano l’ordinotte che creava silenzi e paure [la prima ora dopo il tramonto, prima del buio che non era rischiarato da luce elettrica]; nei mattini festivi impazzivano, e davano luce e gioia nel sabato santo: un coro a tre voci che si rincorrevano nell’aria in onde di meravigliosa armonia”.
Durante la seconda guerra mondiale le campane furono rubate, come è ricordato sul bronzo di quelle sul sagrato; il 31 agosto 1943 poi giunse l’apocalisse a Porta a Mare.
I bombardamenti aerei distrussero tutto il rione, la chiesa e le sue industrie.
“La dove fioriva la vita, dove il sudore della fronte santificava il lavoro, mucchi di terra e di pietre …”, ricorda una relazione del tempo.
Ciò nonostante, dopo la guerra si ricostruirono la Saint Gobain e le altre fabbriche.
Rinacque pure la chiesa di San Giovanni, ma, stranamente, la si volle fare diversa e, se un tempo era stata piccola e “umile”, questa volta fu progettata avendo in mente un monumento grandioso.
A partire dal 1957 l’edificio si sviluppò imponente sopra le fondamenta della vecchia chiesa su disegno di un esponente del Movimento Moderno, l’architetto Saverio Muratori (1910-1973), che ideò la facciata ornata in modo da richiamare l’antico stile romanico pisano.
Fu consacrato il 4 maggio 1963.
Le campane erano già state rifuse nel 1951, ma il vecchio campanile pericolante venne abbattuto nel 1966.
I lavori a San Giovanni andarono avanti per decenni.
Il 7 maggio 1984 avvenne la definitiva sistemazione della facciata tramite i lavori di consolidamento delle strutture in cemento armato e con la messa in opera dell’ornamento a orditura dei caratteristici 72 pilastrini di travertino di Rapolano chiaro, stuccato e lucidato.
Nel giugno 2019 la sua storia si è improvvisamente conclusa.
Il suolo sottostante di questa chiesa di campagna, promossa quasi a cattedrale e dotata di un immenso peso che si appoggia su delle fragili fondamenta, ha ceduto e l’edificio è diventato instabile anche nelle travature.
Potrà ancora essere utilizzata? Pare che non ci siano rimedi e che l’abbandono sia una delle soluzioni.

Paola Ircani Menichini, 9 gennaio 2020.
Tutti i diritti riservati


Reality Magazine, 98, dicembre 2020.




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Le foto

– Il vecchio campanile, dal libro di S. Mugnai, “S. Giovanni al Gatano in Porta a Mare nelle vicende storiche di Pisa”, 1986.

– La facciata di San Giovanni al Gatano (foto di P.I.M., ottobre

– Le tre campane sul sagrato (foto di P.I.M., ottobre 2020).

– Il marchio della fonderia Luigi Magni di Lucca sulle tre campane (foto di P.I.M., ottobre 2020).

– Il quartiere di Porta a Mare di Pisa, tra il fiume Arno e il canale dei Navicelli, da una mappa del Catasto Leopoldino (sec. XIX).